Il Natale di Ivan Vecenaj



Eravamo poverissimi, mio padre e mia madre dovevano andare a lavorare a giornata per un pò di latte, per il trasporto della legna o per altre cose, ma anche perchè ci davano una chioccia che allevasse pulcini. Non avendo mucche, animali che da noi sostituiscono i cavalli, e possedendo un piccolo pezzo di terra mio padre doveva dare da mangiare a una mucca degli altri per poter servirsene per i suoi lavori.




Per rallegrare il nostro Natale, mio padre prendeva della terra con la quale creava pecore e pastori, che poi imbiancava con calce, e che noi mettevamo su una specie di sgabello sotto un abete o un ramo di abete. Il nostro albero di Natale lo ornavamo con noci, con chicchi di granoturco arrosti con i quali formavamo una sfilza. Quanto poco ci voleva per farci felici! Erano tutte piccole cose  che ci davano tanta gioia.




Mio padre, quando eravamo piccoli e trascorrevamo le lunghe serate invernali al lume a olio, che si trovava sopra un caldaino, in una stanza di 5x5,50m. Naturalmente, noi bambini ci azzuffavamo, e mio padre per farci star tranquilli prendeva un pezzo di carta, si trattava  sempre del sacchetto in cui avevamo comperato sale o farina, e su quella carta disegnava per noi. Allora noi ci raccoglievamo intorno a lui, meravigliati del fatto che quella mano così pesante e callosa fosse in grado di disegnare con tanta facilità e creare tante cose strane.



 
Abitavamo in case con il tetto di paglia, il pavimento di terra , facevamo un duro pane di granoturco, ci nutrivamo prevalentemente di polenta e di altri cibi a base di polenta. Quando mescolavano la polenta, a noi bambini che stavamo intorno, ci mettevano nelle piccole mani un pò di quella polenta e noi eravamo felicissimi.
              
              Dalla sua biografia dal libro
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